lunedì 27 ottobre 2014


che pena quelli che non provano mai qualcosa di nuovo,
quelli che se ne stanno li nel loro guscio come conchiglie morte di un mare splendido,
è la cosa che più mi spaventa: perdere la curiosità.
la curiosità è una molla ad alto voltaggio
è benzina e dinamite
è il campo magnetico che fa ruotare il mondo
è più forte dei venti solari.
più dolce dello zucchero.
è dappertutto
é un dono di natura

lunedì 1 settembre 2014


 
#ACASATOUR

Se sabato notte, rientrando a casa alle 6 di mattina dopo un weekend ad altissimo volume, qualcuno mi avesse chiesto “che cos’è per te la ricchezza?” non avrei avuto dubbi sulla risposta.
La ricchezza sono esperienze così, serate così.
Nel senso più vero del termine.
Sono partita venerdì dopo il lavoro, stanca, ma curiosa di tutto quello che mi aspettava.

Il traffico del tardo pomeriggio che si dirada e lascia il posto al ritmo più lento,
il buio delle prime ore della sera,
il ronfare del motore della macchina che si mescola al canto dei grilli,
l’odore dell’ultimo taglio del fieno che entra dal finestrino,
l'abbraccio orizzontale della pianura,
la campagna della bassa padana di notte è una culla,
non so dire quanto mi piace guidare così

il parcheggio deserto,
l’erba alta,
non conosco la strada ma basta seguire il suono della musica,
il ‘navigatore’ qui sono io,
il suono potente del rock funziona come un Tom-Tom,
che poi quando si tratta di concerti, ci trovi sempre le solite facce,
tutti guidati fin lì dalla musica come i topolini di quella favola famosa,
tutti portati a spasso dalle note del rock come farebbe un cane-guida,
tutti con le orecchie tese verso le casse come cani-poliziotti,
strafatti di musica come fosse una droga pesante.
il soundcheck,
la coca-cola instabile su un tavolo limpido di birra
riabbracciare una cucciola fortissima conosciuta un anno fa
le conoscenze ‘dal vivo’ saranno meglio o peggio di quelle viruali?
grandi chiacchiere e presentazioni
non ci sono parole per la simpatia di certi incontri
sono recidiva perché indosso sempre QUELL’anello
questa volta cercherò di non perderlo..
sabato arriva in fretta,
la partita di calcetto, le zanzare, la mia socia che non vedevo da un bel po’,
il manager-mimetico,
mille-anzi-un-milione-di-concerti
le attese irrequiete,
un coca-e-rum in due,
due vecchi amici che mi fanno da bodyguard, e una fuga improvvisata al bar,
la toilette vip,
gli amari al bancone del bar e i discorsi in dialetto,
incontri e coincidenze che mi spaventano, ma è giusto un attimo,
in realtà non potrei sentirmi più al sicuro di così,
una sbronza work-in-progress, e la transenna sapiente,
"blue jeans blues" nella programmazione pre-concerto, è una fitta senza dolore,
le mie preoccupazioni che mi fanno traballare,
una brunetta con gli occhi grandi come una gatta mi tocca un braccio per dirmi:
“che bello vedervi sorridere così!” … disarmante.
vorrò subito essere sua amica.
Il concerto… il concerto… il concerto!!!
100% rock.
la dolcissima russa ha sempre ragione
i discorsi con i due boys folli: il lievito di birra serve per fare il brodo? Si certo…
ti sembra che stia ridendo? Non credo proprio.
correre in mezzo al prato alle 5 del mattino. Conoscete qualcosa di più liberatorio?
l’umidità della notte che comincia a infradiciarci le scarpe, fine serata, saluti di rito
l’abbondanza dei sorrisi vissuti che riempie la pelle
Tornare a casa all’alba con quel senso di pienezza e felicità che ti avvolge come una coperta
… guidando verso casa ripenserò alla mia preoccupazione che un fulmine potesse cadermi sulla testa non appena avessi messo un piede dentro al confine di quel comune, incenerendomi per le mie colpe.
Non avrei potuto sbagliarmi più di così.

giovedì 24 luglio 2014


 

23 luglio 2014

 

A volte mi capita che il pessimismo prenda il sopravvento.

Non dipende dalla mia volontà.

È un’ondata di pensieri sospettosi che mi travolge, mi butta a terra, mi spegne la luce.

So sempre cosa fare per star meglio.

E così ieri me ne sono andata a far serata a San Felice Sul Panaro, dove mi aspettavano degli adorabili dissennati, con i loro sorrisoni sfacciati e l’impudicizia della felicità di ritrovarsi sempre così, insieme.

È bastato elemosinare un paio d’ore di ferie a un capo troppo buono, un pieno di diesel, e una valigia di farfalle nello stomaco.

È bastato per ritrovarsi lì, su quell’asfalto nuovo di zecca, con gli abbracci e gli equivoci all’arrivo, le chiacchiere con M. e le sue confidenze, e il suo sollevarmi da terra come piuma.

L’attacco della serata lento ma inarrestabile.

I messaggi con Mel lontana ma vicina allo stesso tempo.

La birra più enorme mai bevuta.

Il mio vestito, asimmetrico come i miei pensieri di questa sera.

Le chiacchiere con Anto e i racconti di ‘stalker a 4 stelle’.

La mezzanotte che si avvicina e io che domani devo tornare a lavorare a Milano, mi sento un po’ come una cenerentola.

Con gli stivali al posto della scarpetta di cristallo, e un suv 4x4 al posto della carrozza. Ma sono solo dettagli.

La “famina” di mezzanotte.

Lo “spaghettino” aglio e olio, servito in pentole king-size.

Tutto talmente bello da sembrare finto.

Lo smontaggio rock.

“tu sei l’unica che..”

Lo so, lo so baby, ma grazie per avermelo ricordato..

I miei racconti, la voglia di essere un po’ personaggio, lo scintillante esibizionismo che mi travolge quando siamo così, noi, insieme.

V. vuol fare l’offeso.

Qualcun altro racconta un po’ di vita-da-tour, sollevando le risate di tutta la ciurma.

Che belle le serate così.

Ma stai andando via?? Nooo!

Avanti tutta.

RobinHood e Sherwood.

… hai un telaio...

La mie risate sempre più rilassate mano a mano che la serata procede.

La diffidenza lasciata nel cassetto, almeno stasera.

 “oh… ma hai sentito che… “

Si vabbé, questo sarà poi il motto della serata.

Giocatori di golf molto poco “British”.

Pizzicotti dispettosi.

Baci e morsi da sigillare con perfezione.

Riattraversare la strada, girare le chiavi nel quadro, e vedere le prime gocce di pioggia schiantarsi contro il vetro della macchina.

Sentitamente ringrazio il meteo che ce l’ha data buona, almeno per stasera.

La sveglia è avara e non mi lascia dormire neanche quaranta minuti.

Di nuovo autostrada, di nuovo far rotta verso il lavoro.

lunedì 16 giugno 2014

Fare tardi tre sere consecutive non mi fa bene alla salute.
 
Tutto è cominciato mercoledì scorso.
Dopo una giornata a rincorrere quotidiani svolazzanti e pagine di giornale ritagliate e spedite sinteticamente.
Vestirmi da geisha per una serata vagabonda e milanese.
Scimmie!
Abbandonare la macchina a quasi tre chilometri di distanza e dovermi attraversare a piedi vari quartieri.
Bestemmiare contro i sampietrini, ma appena arrivata a destinazione sentire gridare il mio nome da quattro scalmanati che mi piombano addosso ridendo festosi mi ripaga di tutto.
Anche il barista-pazzo mi sfotte per il mio soprannome. Ma va bene così.
Il live che sta per cominciare, il mojito da litro, il tavolino ammaccato, il cesso senza luce, le chiamate-perse-su-telefono-dispettoso, Pepe e la sigaretta “incendiaria”, l’odore di bruciato, la ‘lima’ o la ‘rima’ o comunque si dica, i messaggi NewYorkesi, il vestito con lo spacco.
Mi fate stare bene.
Un tizio spuntato dal niente mi artiglia il braccio e vuole sapere il significato del mio tattoo, ma la frase lo spaventa a tal punto che batte subito in ritirata e sparisce nei rumori della notte milanese.
Ci sediamo fuori, sui tavolini davanti al naviglio, e sono finalmente abbastanza ubriaca per affrontare l’argomento:
“senti C., diciamo che ci sia una persona che non è che mi piaccia, però magari non mi sta neanche così antipatico… e diciamo che tu lo conosci…”
… La sue risposta “secondo me, no” mi spalanca un mondo, che forse sta solo nella mia testa.
“oh, però sai che scena?? Alle 2 di notte, telefonargli mentre sta dormendo, e chiedergli: senti *****, ma tu, per caso sei fidanzato??”
Grazie C. solo tu sai farmi ridere così!
È tardi, ed è ora di tornare a casa.
Percorso inverso, affrontato con l’impavida spavalderia di un esploratore.
Scarpe in mano e sigaretta tra i polpastrelli attraversare mezza Milano a piedi scalzi.
Una tipa ubriaca mi indica la strada e mi racconta di quella volta che ha conosciuto DavidBowie (anche se ci tiene a specificare che il suo cantante preferito è Prince). Le offro una sigaretta e proseguo.
Deviazioni impreviste e poi finalmente piombo di schianto nel letto.
Off.
Venerdì sera la festa di Reggiolo mi fa dare il meglio di me.
Stanchissima ma felice, con un Gin-lemon in mano passeggio nel prato con i miei stivali bassi e un sorrisone da paracula stampato in faccia.
So di essere a casa. So di essere intoccabile.
I mercatini e l’acquisto di lampade.
J. sul palco ipnotizza tutti con i suoi occhi di dolcissima tigre indiana.
Seduta sulla transenna mi lascio cullare dalla musica, e dall’alcol, strafottente e divertita.
Strafatta di buone vibrazioni.
La serata estiva.   
I grilli che cantano in sottofondo.
Tutto molto bello, almeno fino a che un muro di acqua si abbatte sulle nostre teste e ci costringe a battere in ritirata.
Corro. Corro senza neanche guardare dove sto andando.
Prego solo che la mia bussola mentale non abbia staccato la spina proprio stasera e che mi guidi nel punto esatto dove ho lasciato la macchina.
Corro, scivolo sull’erba bagnata, corro ancora, arranco sotto la pioggia torrenziale, fango ovunque, il parcheggio è ormai un poccio indistinto, schiaccio il pulsante sulle chiavi all’impazzata, in lontananza quattro frecce arancioni si illuminano, rischio di farmi investire, raggiungo la macchina, sbando, mi aggrappo allo sportello e finalmente mi ci chiudo dentro, al riparo.
Resterò così, fradicia dentro alla macchina per quasi un’ora. C’è anche il tempo per un sonnellino. Con il telefono scarico. Tagliata fuori dal mondo.
Da quanto tempo non mi capitava di dormire in macchina?
Non importa… Rock is an attitude.


lunedì 19 maggio 2014


 
Mercato dell’immaginazione di Gonzaga.
Ritrovarmi con quelli che per me sono i miei fratelli, dentro ad un castello, in una serata di inizio estate… non so davvero cos’altro potrei chiedere.
E prendere la rincorsa è solo un esercizio di stile.
E gli abbracci sono quelli da telefilm americano per ragazzini.
Ma non ci frega niente e va bene così.

mercoledì 14 maggio 2014



 



Io sono la principessa matta che manca nelle favole, quella che pianterebbe in asso il Principe Azzurro per lo sguattero del castello. (Cit.)

io sono quella con lo smalto sbeccato,
quella con la sigaretta perennemente tra i polpastrelli,
quella che non imparerà mai a camminare bene sui tacchi,
quella che rientra a notte fonda, si inciampa sullo zerbino e ruzzola dalle scale,
quella che piuttosto di una borsetta da passeggio, preferisce portare con se uno zaino strapieno di vita,
quella con i Pantera perennemente nel lettore della macchina,
quella imperfetta,
quella sbagliata.
è tutto vero.
ma poi.
ma poi succede di incrociare altre vite come la mia.
magari sul portone di un locale milanese. bisunto e malfamato.
io che entravo e loro che uscivano.
e grandi abbracci ed è da un po' che non ci si vede
e a te lo posso dire perché tu fai parte del gruppo (e adesso capite cosa intendo quando dico che mi sento a casa?)
e lo scambio di messaggi che sigillano l'alleanza sul filo dell'asse geografico milano-ferrara,
le distanze non sono un problema, di sicuro non per noi,
e andiamo a prenderci un caffè, vieni con noi vero?
la pasticceria difettosa,
il caffè 'basso',
"lo vuoi un BISCOTTO??"
e rotolarsi dalle risate sul marciapiede fregandosene di quanti cani ci abbiano pisciato dall'ultima volta che ha piovuto, su questo rozzo rettangolo di asfalto,
e allora tutti i miei difetti, non sembrano più imprecisioni ma marchi di fabbrica,
o note distintive della mia unicità,
e la vostra forza diventa anche un po' la mia,
e la mia è anche vostra,
e allora anche su questa serata fredda e semideserta possiamo riderci su,
ed è un traffico illecito di energie buone,
perché avete proprio il dono di farmi sentire così.
Grazie anche di questo.

giovedì 1 maggio 2014

Ho sbagliato e non so perché.
Ti ho perso e non ho una spiegazione.
Vorrei sapere quale è stata la colpa,
dove ho rischiato un’imprudenza troppo grande,
quale l’inciampo che mi ha sbalzata fuori dalla tua porta, dalla tua orbita.
Non mi do pace.
Ripercorro l’ultima serata,
le cose dette,
quelle taciute,
gli sguardi che incidono,
come graffi che abbiamo voluto scambiarci in silenzio,
i miei stivali che mi hanno guidata fino a lì e che poi mi hanno dovuta riportare lontano
quel tendone del cazzo sopra le nostre teste, che mi ha guardata andar via,
forse per sempre.
Io che volevo solo te.
Io che non ho desiderato altro dal primo momento che ti ho visto.
L’anno prima.
Eravamo tutti seduti su un tavolaccio a bere birra.
Tu e il tuo amico siete arrivati in ritardo.
Eravate insopportabili.
Due snob del cazzo, tronfi e pieni di se fino a traboccare.
Vi ho detestati dal primo momento.
Eppure.
Tu.
Quello sguardo.
Quello che ho pensato nella mia testa:
“… santo cielo quel ragazzo…”
E invece mi ritrovo chiusa fuori.
Un’altra volta ancora.

lunedì 28 aprile 2014

 
un weekend fuori dalle righe.
Tre giorni ad altissima velocità.
Un venerdì festivo, di frenetica pigrizia, le nostre corse, le mie tradizioni.
Sabato mattina gironzolando. Tra la colazione e la libreria (questa è una di quelle abitudini che non perderò mai). 
Gli incontri conditi di sorrisoni smaglianti, i miei modi di dire, tutti i miei pensieri che finiranno in un messaggio folle un paio di giorni più tardi.
Partire al primo pomeriggio.
Guidare sotto a un diluvio feroce.
Non sapevo che sulla Cisa ci fosse uno stabilimento della Barilla, dall'aspetto identico a quello che si vede poco prima di Parma, ma che ha un profumo di brioche e biscotti da stordire i sensi.
Dunque Banderas e la gallina Rosita lavorano lì??
La pausa-caffé.
Litigare con lo spacco della gonna per mezzora fuori dalla porta del cesso dell'autogrill.
Una tipa che passa mi guarda malissimo.
Spiacente, non sarò mai una perfettina, ho sempre lo smalto sbeccato e la sigaretta tra i polpastrelli.
Sempre femminile come un camionista.
Proseguire.
Ancora un'ora di autostrada.
Il cielo che si squarcia, il paesaggio toscano, la campagna a perdita d'occhio, il fresco umido dell'ambiente, non avevo mai visitato un frantoio, location impagabile per un live, il concerto, i palloncini più belli mai visti, un po' di chiacchiere e programmi, una mano sul viso, il viaggio di rientro, c'è ancora tempo per un bicchiere di latte in autogrill e le chiacchiere con il barista più simpatico di sempre, caramelle alla fragola, freccia-a-destra, freno, frizione, casello autostradale, casa, letto. Off.
Domenica. Hanno messo brutto tempo per oggi e in effetti sembra un po' autunno. I messaggi con la mia socia e un incontro inaspettato al bar. Io faccio colazione e tu invece ti bevi un bianco, va bene così. Il tempo per stirarmi la criniera come un gatto che si liscia il pelo, e poi via.
5 minuti di strada da casa mia e ci siamo.
Parcheggio-capannone-andata-e-ritorno-pioggia-chissenefrega-io-no-di-sicuro.
Il cortile di una casa,
gli ombrelloni,
Rocco di una simpatia inarrestabile,
facce note,
l'arrivo del mio batterista preferito e i nostri discorsi,
limoncello alle 4 di pomeriggio?? noi si, grazie.
la postazione-contro-muro-umidiccio-di-pioggia.
anche il bagno è rock (molto)
la birra è solo da mezzolitro. me ne prenderò poi due...
la pioggia che mi annacqua il bicchiere
perdere un anello e ritrovarlo poco dopo (grazie baby!)
il gazebo è nostro amico.
I capelli se prendono la pioggia diventano 'ruffi'. Poi divento... te!
Una nuova parola nel mio vocabolario. Yeah!
Musica-musica-musica.
saltello, applaudo, canto... insomma, me lo voglio godere al 100%
poi c'è ancora tempo per qualche nuova conoscenza
una bionda adorabile e sento già che voglio esserle amica
mi piace conoscere persone come te!
abbiamo sete ma io so dove hanno l'acqua... seguimi!
gli ultimi saluti, forse vorrei dire di più, ma forse meglio di no.
Rientro a casa e mi gira parecchio la testa.
Il tempo di crollare sul divano per un paio d'ore e poi si riparte.
Altro-giro-altro-autogrill.
Latte macchiato come se non ci fosse un domani.
è ora di tornare alla realtà, non prima di aver trafitto un po' di emozioni per inchiodarle al display del telefono.
... Anche questo è rock.

venerdì 18 aprile 2014




1 - weekend di pasqua.
Considerazioni & istruzioni per l'uso:
Tutti gli anni i w-end di Pasqua mi spaventano a morte.
Mi succede sempre di tutto.
Tutti gli anni mi capita qualcosa.
A volte cose belle, altre volte momenti brutti.
Ho imparato a essere molto diffidente verso questo periodo dell'anno.

2 - Ho promesso alla mia sister di insegnarle a cucinare qualche dolce.
Perché sono mediamente imbranata in cucina, ma con i dolci vado forte.
Carlo Cracco comincia a tremare.

3 - Vedo uova ovunque,
dovunque,
UOVunque.
E io sono intollerante al cioccolato.
#MondoCrudele 

#IHateChocolate


4 - Nell'uovo che NON posso mangiare per i motivi di cui sopra, vorrei trovare il candelabro di cui mi sono perdutamente innamorata dopo averlo visto nella vetrina di un negozietto minuscolo qui vicino. Perché ho un debole per le candele.

5 - Oggi sento che potrei anche prostituirmi in cambio di un antistaminico.
#QuantiStarnuti
#RaffreddoreAllergico
#PollineAGoGo


6 - il profumo del primo taglio del fieno.
è una cosa che adoro.
ma al tempo stesso mi rovescia emotivamente.
molti dicono di intristirsi con l'arrivo dell'autunno.
per me al contrario, fa questo effetto la primavera.
#SmellsLikeGrassField 

... c'è altro??

lunedì 14 aprile 2014

 

 






Se la mia vita stessa tutta dentro a un weekend sarebbe quello appena trascorso.
Ribelle.
Sregolato.
Rock.
Rilassato.
Licenzioso.
Viziato.
Libero.
Maniaco.
Esagerato.
Peccaminoso.
Imperfetto.
Vero.
... Purissimo.
Una serata solo nostra, il gioco-della-serata, i messaggi, la voglia di rivedersi.
Difficile da capire.
Il buio.
Un paio di candele.
Una mano che mi coccola i capelli.
Quello sguardo.
Braccia pericolose.
Resa incondizionata.
Io.
Tu.
Ci piace giocare pesante.
Ma tra noi non sarà mai per gioco.
Si fotta tutto il resto.
La notte la chiudiamo fuori.
Tanto un pezzetto di buio lo portiamo sempre nel cuore.
Inutile parlare.
Le unghie che affondano in un territorio conosciuto.
Come un gatto sornione che conosce la strada di casa.
Venerdì è la serata inaspettata.
Mi piace provare esperienze nuove.
Assaggiare cose nuove.
E mi piacciono i gusti forti.
E così venerdì ho provato la mia prima 'birra-acida'.
Che è tipo una delle cose più buone mai provate.
Lambiek Boon.
D'ora in poi so che sapore ha la birra acida.
... e ancora.
Il barista che mi dice "chiudi gli occhi e distendi la mano... ti do una cosa... poi metti in bocca e butta giù."
Praticamente un invito a nozze.
Chiudo gli occhi ubbidiente.
Aspetto con impazienza con la mano aperta.
Qualcosa di freddo contro il mio palmo.
La consistenza gelatinosa e soffice.
Il sapore alcolico mi scende in gola con arroganza.
Qualcosa di dolce.
Frugo nella memoria e capisco.
è una caramella gommosa imbevuta nel rum.
Zucchero-dipendenza.
La purezza delle prime volte.
J. che mi prende per un braccio e mi trascina fuori per svelarmi un segreto.
E lì, nel mezzo della campagna, io, lei e i suoi tacchi alti, con il fieno che mi balla intorno alle caviglie, accosto il telefono all'orecchio e mi ascolto il suo gospel.
Meraviglia pura.
E ancora.
Vecchi ricordi.
Just for Fun!
Sabato si torna a casa con prepotenza.
Ogni volta che vado al FuoriOrario mi perdo completamente in mezzo ai capannoni, tipo rally industriale, e la stizza mi fa innervosire, ma poi la serata mi ripaga di tutto.
Come al solito.
Dalla passerella sospesa osservo quel formicaio scatenato appena sotto ai nostri piedi.
Gli abbracci più veri da cullarcisi dentro.
Il mio territorio incontaminato.
Una terra di appartenenza.
Domenica c'è ancora tempo per una passeggiata e una bevuta al sapore di fragola.
La promessa di rivedersi presto spazza via la malinconia.
... Non ho proprio voglia di tornare a Milano.

giovedì 27 marzo 2014





Pensieri random dalle ultime settimane. Così, per dire:

1) Il tatuaggio con il simbolo dell'infinito, all'interno del polso o su una falange, tra un po' se lo fa anche mia nonna (che ha 97 anni).

2) Quello tra gli ingegneri e la matematica è un amore non corrisposto. Fatevene una ragione.

3) Mi hanno spiegato che la noce moscata non è altro che il nòcciolo interno di un frutto, ma in grandi quantità può avere effetti allucinogeni. Quindi direi che io sto già a posto di mio, al naturale. Grazie lo stesso.

4) Come si chiama in natura quella forza potentissima che attrae tutti i miei piercing smarriti sotto il sedile della mia macchina?? Qualcuno l'ha mai studiata, che so, in qualche libro di fisica?
#MammaMiaQuantiNePerdo
#IlParadisoDegliOrecchiniSpaiati


5) Ogni tanto io e il mio capo ci concediamo una cena solo per noi. Diciamo a tutti che è "un impegno di lavoro", ma in realtà ce ne andiamo a cena solo io e lui. Già. Il problema è che siamo solo in due ma mangiamo come se fossimo otto muratori egiziani dopo una giornata in cantiere.

6) Prima di mettersi ai fornelli, bisogna sapere che si dice "scocciare" le uova. Non "rompere". è una cosa fondamentale.
#iFornelliQuestiSconosciuti
#HoFameDiOmelette


7) ... É che non riesco a trovare la strada giusta se prima non provo tutte quelle sbagliate.
#SguardoFissoETestaDura


8) La mia collega é serenamente convinta che "Hey Ho Let's Go" sia il nuovo singolo di Pitbull.
... DeeDee si sta girando nella tomba.

9) Quando dico che "non mi interessa", a volte non mi interessa davvero, altre volte invece sì. Tutto chiaro, vero?

venerdì 28 febbraio 2014





V per vendetta.
Non ho mai creduto alla favola che la vendetta è un piatto che si serve freddo.
Non c'è soddisfazione.
Non per me almeno.
Quando qualcosa mi fa arrabbiare, mi fa infuriare davvero,
quando qualcosa mi offende, devo dare libero sfogo alla mia ira.
Subito, non posso aspettare.
Non credo alle vendette calcolate,
sedimentate,
sopite,
lasciate languire,
per anni.
è come dare un pugno al rallentatore.
o buttare acqua su un incendio già spento.
Dov'è il fuoco?
Dov'è la rabbia??
Chi cazzo ha rubato il mio accendino per dare fuoco a tutta la mia emotività repressa??
Un piatto freddo non mi riesce a saziare,
sono una carnivora emozionale,
devo piantarci i denti e veder scorrere il sangue,
se ho voglia mangiare vegetariano vuol dire che la mia ira si è placata, e allora non è più vendetta.
Che piacere può dare una vendetta fredda come un piatto avanzato dalla sera prima?
Tanto vale gettare la spugna e anche il secchio.
Non posso aspettare che la febbre della mia ira scenda.
Il termometro sale ma è la mia voglia di vendetta che va a fuoco.

venerdì 21 febbraio 2014


Non credo agli oroscopi e non mi piace pensare che il destino esista.
Ma se quella sera qualcuno, guardando dentro la sfera di cristallo, mi avesse rivelato il futuro,
raccontandomi anche solo metà delle cose che sono accadute,
non ci avrei creduto.
Lo avrei chiamato pazzo e me ne sarei andata.
e invece...
e invece in questi anni è accaduto di tutto.
tanta acqua che è passata sotto i ponti,
tante cose che cambiano,
mille difficoltà,
storie,
panchine predestinate,
intrecci complicati,
serate instabili,
rientri barcollanti,
vedersi sempre con i minuti contati,
traslochi... tanti!
avventure,
bellezza impavida,
capitoli imperfetti, forse splendidi proprio per questo,
coincidenze magiche e indubbiamente fortunate,
adunate di pensieri messi nero su bianco, su biglietti stropicciati,
divisioni che uniscono - sembra un gioco di parole ma non lo è,
regressi indispensabili,
prendere la rincorsa non è mai facile,
colazioni violente e agrumi nauseanti,
quante chiacchiere di fronte a quegli scalini,
fiori di carta e telefoni senza campo,
... e tu che mi leggi nel pensiero. Sempre.
Ieri quando mi è suonato il telefono, beh... ho capito subito.
e ho distrutto il trucco smokey eyes in pochi minuti.
Ti voglio bene.
E non vedo l'ora di veder crescere il tuo pancione amica mia.

lunedì 10 febbraio 2014



La mia parola d'ordine per questo weekend è stata 'feeling like home'.
Tutto è cominciato in un venerdì come tanti, rientrando alla base dopo il lavoro.
L'autostrada e la musica. Pioggia battente e pensieri.
Arrivare a casa abbastanza presto, e uscire per fare merenda.
Il mio solito bar, con il solito bancone, il mio solito latte macchiato, seduta sul solito sgabello.
Il buio fuori.
Rientrare e trovare il tempo per crollare dieci minuti nel letto.
Rintanata sotto una coperta di ciniglia, abbandonare le ultime resistenze e cedere al sonno
Too cozy.
Svegliarsi di soprassalto, fottutamente in ritardo.
Poco tempo, mascara a go-go e matita nera come se non ci fosse un domani. Pronta per uscire.
Dieci minuti di strada e il parcheggio improvvisato sul piazzale del supermercato, il biglietto e siamo pronti.
Il Vox mi piace sempre tanto.
Riabbracciare la principessa bionda.
Le nostre chiacchiere.
Tutto intorno a noi è impazienza e rullo di tamburi.
Non ce ne accorgiamo.
O almeno fino a che la musica parte.
Ok, ci siamo.
Giù a rotta di collo.
Feeling like home.
E poi quella canzone.
Quella canzone mi farà sempre questo effetto.
Siamo fatti per insistere.
Non esiste nel mondo un altro posto dove mi sento così tanto 'a casa'.
Nel dopo-concerto, i camerini sotterranei del Vox sono caldi.
Ruvidi ma accoglienti come la pancia della balena. e noi siamo la bizzarra famiglia che vi abita.
Qualcuno racconta qualcosa, si beve, si chiacchiera, abbracci, ma a volte non c'è neanche il bisogno di parlare.
Le sigarette, i drink, le confessioni, le orecchie ignoranti, i miei stivali, la tua maglietta, i suoi tacchi alti, il grande raccordo Rubierese, le pizze senza glutine, la mia prima volta con il Gin-Lemon che giuro che non l'avevo mai assaggiato prima, gli appuntamenti mancati machissenefrega, l'Ikea, i racconti disgustosi che neanche in un film dell'orrore, i bagni devastati, il mio chiodo, l'indirizzo della borsa, tutti i nostri errori sono comunque belli, l'ombretto color ciclamino. Tanti progetti.
Uscendo c'è solo il tempo per gli ultimi abbracci, la promessa strappata di rivedersi presto.
Non sarà difficile mantenerla.

martedì 28 gennaio 2014

 
Amo fare sempre esperienze nuove.
Mi piace considerarmi pioniera nella mia vita.
Mi vanto di non dire mai "non mi piace" senza aver provato prima.
E così, quando si presenta l'opportunità, sono sempre quella entusiasta, quella che vuole sperimentare, provare, rischiare di cadere, magari anche di farmi male.
Avventurosa come un corsaro dei sette mari, solo un po' più rock e fashion.
Succede spesso ultimamente.
Voglio riempire la mia valigia di tante esperienze.
Perché le persone che hanno sulle spalle un bagaglio bello pesante sono quelle più interessanti.
Hanno tante storie da raccontare.
Che si tratti di viaggi, lifestyle, musica, film, eventi, cibo.
Poco importa.
E così mi è capitato recentemente di assaggiare nuove immagini, e musica fuori dagli schemi.
Suonata tra il lavello di cucina e il divano di un piccolo loft, o in un soggiorno stipato di gente, tra lampadari messi gravemente a repentaglio e furgoni che diventano teatro di acrobazie circensi.
Guardare con occhi nuovi di zecca, assaggiare nuove esperienze.
Circostanze mai sperimentate.
Godere di quella sensazione di unicità, di avanguardia.
Sono sempre stata così.. curiosa?
No, non credo proprio.
Non voglio voltarmi indietro.
La cosa affascinante è che le grandi esperienze non hanno difetti, sbavature, margini slabbrati.
Quando ti senti parte di una cosa così nuova, tutto appare luccicante.
Essere esattamente, precisamente, nel posto giusto.
Una sorta di consumata puntualità dettata dal fato.
Come in un film visto attraverso la pellicola trasparente dell' Entact.
Non importa che il tuo sogno abbia come location il cesso di dubbia igiene di un qualunque pub dell'interland della più triste periferia, 
o un parcheggio zeppo di sigarette che disegnano costellazioni sull'asfalto piovigginoso, 
o che abbia l'aroma tipica di un bouquet di chewingum, philips-morris e patate fritte straunte alle 5 del mattino.
Stai vivendo un'esperienza irripetibile.
E lo sai.