lunedì 1 settembre 2014


 
#ACASATOUR

Se sabato notte, rientrando a casa alle 6 di mattina dopo un weekend ad altissimo volume, qualcuno mi avesse chiesto “che cos’è per te la ricchezza?” non avrei avuto dubbi sulla risposta.
La ricchezza sono esperienze così, serate così.
Nel senso più vero del termine.
Sono partita venerdì dopo il lavoro, stanca, ma curiosa di tutto quello che mi aspettava.

Il traffico del tardo pomeriggio che si dirada e lascia il posto al ritmo più lento,
il buio delle prime ore della sera,
il ronfare del motore della macchina che si mescola al canto dei grilli,
l’odore dell’ultimo taglio del fieno che entra dal finestrino,
l'abbraccio orizzontale della pianura,
la campagna della bassa padana di notte è una culla,
non so dire quanto mi piace guidare così

il parcheggio deserto,
l’erba alta,
non conosco la strada ma basta seguire il suono della musica,
il ‘navigatore’ qui sono io,
il suono potente del rock funziona come un Tom-Tom,
che poi quando si tratta di concerti, ci trovi sempre le solite facce,
tutti guidati fin lì dalla musica come i topolini di quella favola famosa,
tutti portati a spasso dalle note del rock come farebbe un cane-guida,
tutti con le orecchie tese verso le casse come cani-poliziotti,
strafatti di musica come fosse una droga pesante.
il soundcheck,
la coca-cola instabile su un tavolo limpido di birra
riabbracciare una cucciola fortissima conosciuta un anno fa
le conoscenze ‘dal vivo’ saranno meglio o peggio di quelle viruali?
grandi chiacchiere e presentazioni
non ci sono parole per la simpatia di certi incontri
sono recidiva perché indosso sempre QUELL’anello
questa volta cercherò di non perderlo..
sabato arriva in fretta,
la partita di calcetto, le zanzare, la mia socia che non vedevo da un bel po’,
il manager-mimetico,
mille-anzi-un-milione-di-concerti
le attese irrequiete,
un coca-e-rum in due,
due vecchi amici che mi fanno da bodyguard, e una fuga improvvisata al bar,
la toilette vip,
gli amari al bancone del bar e i discorsi in dialetto,
incontri e coincidenze che mi spaventano, ma è giusto un attimo,
in realtà non potrei sentirmi più al sicuro di così,
una sbronza work-in-progress, e la transenna sapiente,
"blue jeans blues" nella programmazione pre-concerto, è una fitta senza dolore,
le mie preoccupazioni che mi fanno traballare,
una brunetta con gli occhi grandi come una gatta mi tocca un braccio per dirmi:
“che bello vedervi sorridere così!” … disarmante.
vorrò subito essere sua amica.
Il concerto… il concerto… il concerto!!!
100% rock.
la dolcissima russa ha sempre ragione
i discorsi con i due boys folli: il lievito di birra serve per fare il brodo? Si certo…
ti sembra che stia ridendo? Non credo proprio.
correre in mezzo al prato alle 5 del mattino. Conoscete qualcosa di più liberatorio?
l’umidità della notte che comincia a infradiciarci le scarpe, fine serata, saluti di rito
l’abbondanza dei sorrisi vissuti che riempie la pelle
Tornare a casa all’alba con quel senso di pienezza e felicità che ti avvolge come una coperta
… guidando verso casa ripenserò alla mia preoccupazione che un fulmine potesse cadermi sulla testa non appena avessi messo un piede dentro al confine di quel comune, incenerendomi per le mie colpe.
Non avrei potuto sbagliarmi più di così.