mercoledì 21 agosto 2013










 

 
Quando andavo alle medie avevo una compagna di scuola che io ammiravo completamente.
Si chiamava Laura e per me era una rock star in carne ed ossa.
Aveva il classico fascino della 'chola' sudamericana: formosa, con un seno abbondante, carnagione un po' scura, leggermente ambrata, e capelli castani lunghi, la bocca carnosa, a cuore, perennemente imbronciata, e un sorriso che usava molto di rado.
In compenso masticava sempre chewingum in faccia ai suoi interlocutori, con un'aria di scocciata indifferenza.
Si vestiva sempre in modo provocante, con jeans che le fasciavano il culo in stile Brenda Walsh, minuscoli top aderenti che le facevano una scollatura strabordante e camice di taglio maschile oversize e orecchini a cerchio, di quelli enormi.
Era molto più grande dei suoi 11 anni. Una creatura selvatica ma seducente. E nonostante il carattere scontroso, nonostante non perdesse occasione per attaccare briga, aveva negli occhi una dolcezza che forse solo io riuscivo a vedere.

Lei era come io volevo essere.
Aveva molta più esperienza di me, aveva già una vera cultura musicale, ascoltava i cantautori e il rock più potente, e non la roba melensa che piaceva agli altri ragazzini della scuola.
Nei pomeriggi a casa sua ho cominciato anch'io a ascoltare quella musica che faceva rabbrividire il mio cuoricino di undicenne.
Un brivido che mi partiva più dallo stomaco che non dalla pelle.

Non so con esattezza cosa le piacesse di me.
Forse che poteva raccontarmi tutto, e qualsiasi cosa mi avesse detto io sapevo tenere il segreto.
Forse che a casa avevamo la stessa situazione disastrata e questo ci accomunava.
Fatto sta che con lei ho cominciato a fare caso a quello che mi mettevo addosso, a notare i ragazzi, a restare fuori fino all'ora di cena e a volte anche dopo, con lei ho fumato la prima sigaretta, ho cominciato a fare i puntini rotondi sopra le 'i', per causa sua ho avuto il mio primo paio di anfibi e ho imparato a truccarmi gli occhi con la matita nera.

Erano pomeriggi interminabili, fatti di silenzi complici, di canzoni trascritte il bella grafia sulla smemoranda, di io e lei sedute sul solito muretto, di compiti mai finiti, di giustifiche falsificate, di 'Beverly Hills 90210', di segreti, di flirt e ragazzi.
Io ero ancora una mocciosa, mentre lei aveva già un vero seno e aveva già fatto l'amore con due ragazzi. Leggeva sempre il mio diario e io avevo libero accesso al suo.
A pensarci bene ho imparato più da quel diario che non da tutte le lezioni di educazione sessuale di scuola.
Si vantava di non indossare mai biancheria intima e di portare i jeans 'a pelle', senza gli slip.
Solo raramente usava il costume due pezzi al posto dell'intimo.
Qualsiasi cosa facesse aveva il raro dono di scandalizzare il mondo intero.

Io facevo di tutto per assomigliarle.
Ma non c'era niente da fare, per quanto mi impegnassi, io che sono sempre stata una taglia 40 scarsa, non avrei mai avuto il suo fisico provocante.
Mi ero addirittura fissata che dipendesse dai biscotti che mangiava a merenda, e da allora, per anni, ho fatto colazione con le 'macine' del mulino bianco, le stesse che comprava sua mamma. Che scema!

Finita la terza media non ci siamo mai più riviste. Mai.
Ma a distanza di anni, non posso negare che il modo in cui sono oggi sia stato influenzato tantissimo dalla sua personalità.
In mille cose mi ritrovo in lei. Ancora oggi.
Certe canzoni, certa musica.
Una diffidenza selvatica nei confronti di chiunque mi dimostri gentilezza.
La voglia di scandalizzare.
Il fregarmene del fatto di essere sempre quella diversa dal gruppo.
Il fatto di non aver mai paura di nessuno.
Una certa sfrontatezza e una compiaciuta promiscuità.
Una passione smodata per gli orecchini enormi e i top con il pancino scoperto.
Un certo modo di vestirmi e un uso consapevole del mio corpo.

Detto questo, un paio di giorni fa mi è capitato di leggere il suo nome tra i suggerimenti di facebook.
Il desiderio di inviarle una richiesta di amicizia mi ha attraversato la schiena come un fulmine.
Ma la paura di trovarla diversa, di sciupare quel ricordo speciale che ho di lei mi ha fermata.
Che devo fare?
Approfittare della moderna tecnologia e correre il rischio?
Oppure conservare nel mio cuore quel ricordo prezioso e fragile, preservandolo dal tempo, come l'immagine di Marylin, che ancora oggi cattura e seduce dalle stampe in bianco e nero?

venerdì 9 agosto 2013

Feels like vacation all over!


Mi capita a volte di sentirmi in vacanza, senza un motivo preciso.
semplicemente di essere grata di un particolare momento,
un ritaglio di tempo libero,
un frammento di spazio,
una briciola di tempo per me,
fare merenda nel mio bar preferito,
dedicare una mezzora al mio prossimo progetto,
un acquisto inutile,
la colazione con una pasta zuppa di crema e tanto caffè caldo,
un giro per la campagna con la mia macchina,
ascoltare una canzone che adoro,
sfogliare una rivista frivola,
una serata con gli amici,
fare qualcosa per puro piacere,
godermi ogni vizio.

... Feels like vacation all over!