lunedì 19 maggio 2014


 
Mercato dell’immaginazione di Gonzaga.
Ritrovarmi con quelli che per me sono i miei fratelli, dentro ad un castello, in una serata di inizio estate… non so davvero cos’altro potrei chiedere.
E prendere la rincorsa è solo un esercizio di stile.
E gli abbracci sono quelli da telefilm americano per ragazzini.
Ma non ci frega niente e va bene così.

mercoledì 14 maggio 2014



 



Io sono la principessa matta che manca nelle favole, quella che pianterebbe in asso il Principe Azzurro per lo sguattero del castello. (Cit.)

io sono quella con lo smalto sbeccato,
quella con la sigaretta perennemente tra i polpastrelli,
quella che non imparerà mai a camminare bene sui tacchi,
quella che rientra a notte fonda, si inciampa sullo zerbino e ruzzola dalle scale,
quella che piuttosto di una borsetta da passeggio, preferisce portare con se uno zaino strapieno di vita,
quella con i Pantera perennemente nel lettore della macchina,
quella imperfetta,
quella sbagliata.
è tutto vero.
ma poi.
ma poi succede di incrociare altre vite come la mia.
magari sul portone di un locale milanese. bisunto e malfamato.
io che entravo e loro che uscivano.
e grandi abbracci ed è da un po' che non ci si vede
e a te lo posso dire perché tu fai parte del gruppo (e adesso capite cosa intendo quando dico che mi sento a casa?)
e lo scambio di messaggi che sigillano l'alleanza sul filo dell'asse geografico milano-ferrara,
le distanze non sono un problema, di sicuro non per noi,
e andiamo a prenderci un caffè, vieni con noi vero?
la pasticceria difettosa,
il caffè 'basso',
"lo vuoi un BISCOTTO??"
e rotolarsi dalle risate sul marciapiede fregandosene di quanti cani ci abbiano pisciato dall'ultima volta che ha piovuto, su questo rozzo rettangolo di asfalto,
e allora tutti i miei difetti, non sembrano più imprecisioni ma marchi di fabbrica,
o note distintive della mia unicità,
e la vostra forza diventa anche un po' la mia,
e la mia è anche vostra,
e allora anche su questa serata fredda e semideserta possiamo riderci su,
ed è un traffico illecito di energie buone,
perché avete proprio il dono di farmi sentire così.
Grazie anche di questo.

giovedì 1 maggio 2014

Ho sbagliato e non so perché.
Ti ho perso e non ho una spiegazione.
Vorrei sapere quale è stata la colpa,
dove ho rischiato un’imprudenza troppo grande,
quale l’inciampo che mi ha sbalzata fuori dalla tua porta, dalla tua orbita.
Non mi do pace.
Ripercorro l’ultima serata,
le cose dette,
quelle taciute,
gli sguardi che incidono,
come graffi che abbiamo voluto scambiarci in silenzio,
i miei stivali che mi hanno guidata fino a lì e che poi mi hanno dovuta riportare lontano
quel tendone del cazzo sopra le nostre teste, che mi ha guardata andar via,
forse per sempre.
Io che volevo solo te.
Io che non ho desiderato altro dal primo momento che ti ho visto.
L’anno prima.
Eravamo tutti seduti su un tavolaccio a bere birra.
Tu e il tuo amico siete arrivati in ritardo.
Eravate insopportabili.
Due snob del cazzo, tronfi e pieni di se fino a traboccare.
Vi ho detestati dal primo momento.
Eppure.
Tu.
Quello sguardo.
Quello che ho pensato nella mia testa:
“… santo cielo quel ragazzo…”
E invece mi ritrovo chiusa fuori.
Un’altra volta ancora.